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638 | Chi l’ha detto? | [1850] |
autore del canto, di cui nel frontespizio della stampa medesima il signor Marcello Manni rivendicava la paternità, feci ricerca di questo signor Manni, figlio dell’editore di musica e già sottotenente degli arditi. Egli mi confermò di essere stato lui a adattare per uso dei nuovi reparti degli arditi un coro tratto da un’operetta, intitolata Festa di fiori, musica del maestro Blanc e parole del compianto Nino Oxilia, rappresentata a Torino prima della guerra; del coro la riduzione o trascrizione per banda era stata fatta da un G. Castaldi, e il coro portato al fronte dai volontari torinesi era rimasto con lievi varianti come canto reggimentale di vari reparti. In realtà un’operetta Festa di fiori, musica del giovane e valente maestro Giuseppe Blanc, fu data al teatro Alfieri di Torino il 19 novembre 1913 della compagnia Vannutelli e si trascinò per qualche sera su quelle scene: ho veduto il libretto che sul frontespizio appare opera di A. Carelli e J. Weiss ed è cosa assai sciatta e puerile e non degna del nome di Oxilia: in ogni modo non vi ho trovato il coro famoso ma soltanto questo, nell’atto I, che per il ritmo e per qualche riscontro di concetti richiama l’altro:
O felice giovinezza
Che sarai triste domani,
Oggi godi la bellezza
De’ tuoi rossi tulipani.
Come se questo non bastasse, ecco che l’Alpino, il giornale dell’Associazione Nazionale Alpini, nel numero del 5 aprile 1921, pubblica una dichiarazione ufficiale dell’Associazione medesima, nella quale rivendica solennemente agli alpini, anzichè agli arditi, la creazione del canto Giovinezza, giovinezza. Ne stralcio la parto sostanziale: «La verità è questa. La canzone, opera di un laureando dell’Ateneo Torinese, il signor Blanc di Torino, venne da lui cantata per la prima volta nel 1910 a Bardonecchia, dove si svolgeva un Corso Skiatori al quale partecipava un ufficiale poi ognuno dei Reggimenti Alpini, fra cui i viventi (allora sottotenenti, ora ufficiali superiori) Zamboni, Tessitore, Stampa, Carini, Bollea, ecc., che ne possono faro testimonianza. La canzone dello studente torinese piacque ai giovani ufficiali alpini, che, sciolto il Corso, la portarono e la popolarizzarono presso i rispettivi reggimenti. Notoriamente il Comandante del Corso, l’allora tenente