Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
[1850] | Le frasi storiche della Grande Guerra | 637 |
più bella e sincera. Ci fu - è vero - il tentativo d’ avere un inno ufficiale, ma non riuscì. Nel settembre del 1917 fui proprio io incaricato di comporlo. Mi misi all’opera e l’inno fu fatto, letto ed acclamato dagli ufficiali, divulgato in molti esemplari, mandato a molti musicisti della penisola perchè venisse rivestito di note. Ma la musica si fece aspettare molto e quando una gentile signorina milanese la mandò, già un altro inno era cantato con entusiasmo nei campi di Manzano e consacrato ufficialmente per volontà di soldati. Eran versi di non so quale ardito, forse di parecchi, a cui ciascuno metteva qualcosa di suo: le note erano quelle famose di un inno alla Giovinezza del Gastaldo.
Del pugnale al fiero lampo
delle bombe al gran fragore
tutti, arditi, tutti al campo
o si vince oppur si muore.
. . . . . . . . . .
Quando poi dalla trincea
suona l’ora di battaglia,
sarà pria la fiamma nera,
che terribile si scaglia;
Col pugnale nella mano,
con la fede dentro il core
ei s’avanza e va lontano,
pien di gloria e di valor.
Inno che rivela di botto la mano inesperta del soldato, che non ha esitato a servirsi di vecchie reminiscenze e a prendere di peso il ritornello del Gastaldo:
Giovinezza, giovinezza
primavera di bellezza,
nella vita e nell'ebbrezza,
il tuo canto squillerà».
Nella stampa fiorentina ricordata di sopra i due ultimi sono invece:
Nel dolore e ne l’ebbrezza
Il tuo canto esulterà.
Il racconto del Giudici è interessante ma non è completo; e poichè la stampa fiorentina rivelava il nome dell’ignoto ardito