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634 Chi l’ha detto? [1846]


nella tornata del 18 ottobre 1917, discutendosi la proroga dell’esercizio provvisorio, mentre parlava sulla guerra l’on. Grosso-Campana (di parte giolittiana), questi fu ripetutamente interrotto dall’on. Leonida Bissolati, allora ministro senza portafoglio, che lo chiamò buffone e mentitore, e irritato dalle vivaci apostrofi dell’Estrema, esclamò fra i vivissimi applausi della maggioranza:

1846.   Per difendere le spalle dell’esercito farei fuoco anche contro di voi!

Vedi: Atti del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati, Sessione 1913-17, Discussioni, vol. XIV, pag. 14648.

«Il nostro soldato canta di frequente e volentieri. Nelle lunghe ore di attesa, che nella vita della guerra attuale sono così lunghe e frequenti, egli canta. È per lui un bisogno. È il mezzo con il quale manifesta i suoi sentimenti. E contro questo bisogno non sono soverchiamente efficaci nemmeno le proibizioni.... Mentre i pensieri scorrono in lui, e rievoca affetti e dolori, e gioie, spontaneamente esprime l’interno sentimento con il canto, e, se uno intona una strofa, altri gli fanno eco; così si improvvisano i cori. Questo avviene soprattutto durante i lavori, durante le marce, a romperne la monotonia, a rinfrancare le forze con il ritmo e con la gaiezza di una strofa musicale»: così Fra Agostino Gemelli, francescano, noto cultore degli studi psicologici e fisiologici e capitano medico nell’ultima guerra, comincia un suo pregevole studio su I canti del nostro soldato, documenti per la psicologia militare (Milano, 1917) che fu riprodotto nel volume dello stesso autore: Il nostro Soldato (Milano, 1917, pag. 191-213). Raccolte di canti dei nostri soldati ne furono fatte molte, ma quasi nessuna a scopo di studio: le più furono composte appunto per dare ai soldati stessi materia di canto e fra queste primeggia la raccolta dello Jahier che avrò occasione di ricordare più avanti e della quale si ha una seconda edizione stampata in Trento redenta pel capodanno 1919, che contiene soltanto una parte dei canti riuniti dallo Jahier, armonizzati da Vittorio Gui. In questa raccolta il maggior numero delle canzoni sono canzoni di amore e di nostalgia, ma non mancano i canti patriottici e politici. I preferiti dai nostri