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[1844-1845] | Le frasi storiche della Grande Guerra | 633 |
Governo, colle classi dirigenti, coi partiti borghesi, che vollero o che consentirono questa situazione» (Turati, Nel secondo anniversario della loro (sic) guerra: i nostri morti, commemorazione alla «Casa del Popolo», Milano, 1916, a pag. 8). Questa tattica venne poi sintetizzata nella formula:
1844. Non approvare nè sabotare la guerra.
che pare fosse primitivamente detta da Costantino Lazzari nel Convegno Socialista di Bologna del 16 maggio 1915 (di cui la stampa non pubblicò che un brevissimo comunicato). Essa fu poi ribadita nel Convegno di Roma del febbraio 1917: ma una frazione forte (14.000 voti contro 17.000) fu ostile alla formula e ottenne che non comparisse nel resoconto del Congresso. Sulla storia di questa frase e sulle polemiche alle quali dette luogo si possono trovare delle notizie nel Resoconto stenografico del XV Congresso Nazionale del Partito Socialista Italiano (Roma, settembre 1918), Milano 1919, passim.
1845. Il prossimo inverno non più in trincea.
Alla Camera dei Deputati, nella tornata del 12 luglio 1917. discutendosi l’esercizio provvisorio dei bilanci, l’on. Claudio Treves così concluse il discorso col quale svolse un suo ordine del giorno auspicante alla pace: «Signori del mio Governo e di tutti i Governi d’Europa, udite la voce che sale da tutte le trincee in cui è squarciato il seno della madre terra; essa detta l’ultimatum della vita alla morte: il prossimo inverno non più in trincea». E il resoconto registra: « Vivissime approvazioni ed applausi all’estrema sinistra - Commenti prolungati dagli altri banchi - Congratulazioni» (Atti del Parlamento Italiano, Camera dei Deputati, Sessione 1913-17, vol. XIII, pag. 14367). Delle intenzioni di chi pronunciò questo discorso e la frase finale è inutile fare una indagine troppo sottile: sarebbe più utile ricercare come la intesero gli altri ed il commento che ne fu dato. Il discorso intiero fu ristampato a cura della Libreria editr. dell’Avanti! nei Documenti Socialisti intorno alla guerra (serie III n. 4) e la frase finale vi è stampata in grandi maiuscole.
Con questa preparazione ci avviammo a Caporetto. Mi piace di ricordare che pochi giorni prima, alla Camera dei Deputati,