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[1840-1841] | Le frasi storiche della Grande Guerra | 629 |
diffusa largamente nelle varie edizioni nelle quali fu stampata, è quella edita dal Credito Italiano nel febbraio 1917 per la propaganda del IV Prestito Nazionale di guerra. Alla Scuola di Parma (Scuola d’Applicazione di Fanteria), sulla facciata del nuovo salone per la mensa degli allievi fu messa una statua di Alberto da Giussano che ha sul piedistallo le parole del Carducci: dopo Vittorio Veneto fu pensato di mettere nel muro, sopra la testa della statua, un’altra lapidetta con questa epigrafe:
3 novembre 1918
venne il dì nostro
e vinto abbiamo
gloriosamente vinto.
Non è, come epigrafe, molto bella: ma l’intenzione patriottica fa scusare anche questo.
Accanto alle frasi incitatrici finora raccolte, ci sono quelle ispirate dal pacifismo, dal neutralismo, dal disfattismo: sono il rovescio della medaglia, dove si avrebbe torto a voler sempre ricercare delle biasimevoli intenzioni, che molte erano indubbiamente dettate da sentimenti rispettabilissimi. Per ragione di data non si può negare la precedenza al famoso:
1840. Parecchio.
È una parola sola ma venne assunta come simbolo del programma antinterventista e pacifista. Giovanni Giolitti scrisse da Cavour il 24 gennaio 1915 all’on. Camillo Peano, già suo capo di gabinetto, una lettera nella quale chiariva i rapporti avuti col principe di Bülow ed esponeva il suo pensiero sulla situazione: la lettera fu pubblicata nella Tribuna del 1° febbraio. In essa era contenuto il seguente periodo: «Potrebbe essere, e non apparirebbe improbabile, che nelle attuali condizioni dell’Europa, parecchio possa ottenersi senza una guerra; ma su di ciò chi non è al governo non ha elementi per un giudizio completo.»
Di pia e nobilissima sollecitudine sono espressione le frasi del Sommo Pontefice, la prima delle quali è
1841. Pace giusta e durevole (o duratura.)
È possibile che il primo a usare questa frase, almeno in forma ufficiale, sia stato Benedetto XV. nel discorso in risposta agli