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628 Chi l’ha detto? [1839]


premo. La resistenza, eroica [dei fratelli irredenti nella lotta per la difesa dell'italianità], a questo prossimo fine è venuta. Dai monti di Trento e dai lidi di Trieste giunge il disperato grido: — Ora o mai più!» (pag. 10); e verso la fine (pag. 31): «Ora o mai più. Noi sentiamo la necessità assoluta d’impadronirci di quelle terre, e le avremo». Il patriottico grido fu raccolto dai propagandisti dell’intervento e principalmente da quella nobilissima figura, già sacra al martirio, che fu Cesare Battisti il quale lo ripeteva di continuo in quel suo giro di conferenze che fece in Italia nei primi mesi del 1915. Fu anche ripetuto, con lieve variante, dall’on. Ferdinando Martini, nel discorso detto a Firenze, nella Sala dei Cinquecento a Palazzo Vecchio, il 20 gennaio 1916 - egli era allora ministro delle Colonie nel gabinetto Salandra -: «Allora era da fare l’Italia, oggi è da compierla: oggi o mai». È però da ricordarsi che già prima dell’apparizione in luce dell’opuscolo del Tolomei, Romeo Battistig cominciava il 24 ottobre 1914 a Udine la pubblicazione di un settimanale interventista col titolo: «Ora o Mai! giornale di tutti gli italiani » — tanto quel grido era nel cuore di tutti. Questo Battistig che fu una delle prime vittime della guerra, poichè subito dopo la dichiarazione di guerra spintosi audacemente in bicicletta sino al ponte di Sagrado, cadde ferito a morte, fu detto nei giornali del tempo essere il primo irredento morto al campo: ma la notizia era inesatta, poiché il Battistig, figlio di un profugo di Gorizia rifugiato a Udine, era nato a Udine e colà aveva vissuto, educato nella religione dell’irredentismo da Giusto Moratti, triestino, uno dei 70 di Villa Glori.

1839.                       ....Venne il dì nostro
          (O milanesi), e vincere bisogna.

sono le parole di Alberto da Giussano nel chiudere il Parlamento, nel solo frammento edito della Canzone di Legnano di Giosue Carducci (v. 122-123). Ma durante la guerra furono di frequente ripetute, in specie dopo le tristi giornate di Caporetto, quando più occorreva tener sollevati gli animi ed ispirar loro la fede e la volontà tenace della resistenza: e furono usate - intiere o ridotte al solo emistichio.... e vincere bisogna - come titolo a varie pubblicazioni di propaganda. Una di esse, forse la più nota perchè