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622 | Chi l’ha detto? | [1834-1835] |
con la data del XII settembre MCMXIX e la scritta Fiume d’Italia, da Adolfo de Carolis, ma non furono mai emessi e i disegni utilizzati altrimenti: e in due di essi, quello col nodo gordiano tagliato con la spada e quello del giuramento dei pugnali, tolta la indicazione del valore che era per il primo di 5 cent., pel secondo di 25, fu sostituito il citato motto: Cosa fatta capo ha.
Molto spesso anche ricorre nei discorsi e nelle varie pubblicazioni del D’Annunzio il motto Indeficienter dello stemma di Fiume, già concesso a questa città dall’imperatore Leopoldo I nel 1659: motto allusivo all’urna che getta onda perenne, che sta nello stemma medesimo (L’urna inesausta è il titolo di un discorso del D’Annunzio del 20 dicembre 1919). Poi, quando la reggenza del Carnaro ebbe il nuovo stemma, ideato dal D’Annunzio e inaugurato il 12 settembre 1920, cioè il gonfalone vermiglio con la Grande Orsa e la figura del serpente che si morde la coda (sul simbolismo di questo stemma si veda il curioso articolo di W. Deonna, Le drapeau de la «Régence du Carnaro» nella Revue de l’histoire des religions, to. LXXXII, 1920, pag. 79-84), il Comandante volle apporvi il motto:
1834. Quis contra nos?1
tratto dalla Bibbia: Si Deus pro nobis, quis contra nos?, già da noi registrato al n. 1433 e spesso ripetuto nei suoi discorsi. Registriamo pure benchè meno noto il Ferrum est quod amat, testo di altro discorso di lui pronunziato al Consiglio Nazionale di Fiume il 24 gennaio 1920 quando la città deliberò di resistere con le armi a ogni tentativo di violenza: e finalmente, chiedendo venia ai lettori per la parola poco parlamentare, il famoso:
1835. Me ne frego.
Tutti sanno che questo poco pulito intercalare è particolarmente comune nella parlata dei romani i quali se ne vantano come di frase caratteristica della loro olimpica indifferenza e superiorità: «Noi Romani l’aria der me ne frego l’avemo imparata a Cristo» è proverbio conservatoci dal compianto Giggi Zanazzo nella sua
- ↑ 1834. Chi contro di noi?