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[1831-1833] Le frasi storiche della Grande Guerra 621


Animus. Analoga origine ha uno dei motti creati per la temeraria impresa di Buccari:

1831.   Memento Audere Semper.

Infatti nel volume già citato La Beffa di Buccari cosi il Poeta narra (pag. 25-26): «Non torneremo indietro. Memento Audere Semper leggo su la tavoletta che sta dietro la ruota del timone: il motto composto poco fa, le tre parole dalle tre iniziali che distinguono il nostro Corpo [MAS]. Il timoniere ha trovato subito il modo di scriverle in belle maiuscole, tenendo con una mano la ruota e con l’altra la matita. Ricordati di osar sempre». Altra parola famosa di Buccari è:

1832.   Osare l’inosabile.

che fu scritta nei cartelli manoscritti chiusi nelle bottiglie lanciate nelle acque di Buccari: «.... i marinai d’Italia, che si ridono d’ogni sorta di reti e di sbarre, pronti sempre a osare l’inosabile». Nel citato volume La Beffa di Buccari c’è il fac-simile di questi cartelli nell’autografo del Poeta. Altro bel motto dannunziano, ma di origine più tarda, è quello che dice:

1833.   Ardisco non ordisco.

L'Imaginifico ne fece il titolo dello squillante discorso ch’egli avrebbe dovuto pronunziare all’Augusteo di Roma il 24 maggio 1919, se il governo non l’avesse vietato, discorso che era un riero atto di accusa contro il ministro Orlando. La impresa di Ronchi e le successive vicende della italianissima Fiume, la città olocausta, com’egli la chiamò, dette occasione ad altri motti e il D’Annunzio cominciò ad applicare ai nuovi casi due antiche sentenze (già ricordate nel presente volume ai num. 344 e 1480), cioè l’Hic manebimus optime del legionario romano e il dantesco Cosa fatta capo ha. Il primo che il D’Annunzio tradusse: Qui molto bene resteremo, figura anche nel recente francobollo con la testa di Gabriele disegnata da G. Marussig e nella medaglia commemorativa dell’impresa di Ronchi. Di altri 4 francobolli, anteriormente a questi, erano stati preparati i disegni, uno per ogni diverso valore,