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[1828] Le frasi storiche della Grande Guerra 617


Al grido dannunziano dette la consacrazione ufficiale il generale ing. L. A. Maggiorato, capo dei servizi aeronautici, nelle parole che il 18 ottobre successivo rivolse a salutare nell’estrema Puglia i volatori in procinto di partire per bombardare la nascosta Cartaro. Lo stesso D’Annunzio lo ripetè nella Canzone del Quarnaro, composta per celebrare l’impresa navale di Buccari (notte sull’11 febbraio 1918), stampata nel volumetto: G. d’Annunzio, La Beffa di Buccari con aggiunti la Canzone del Quarnaro, il Catalogo dei Trenta di Buccari, ecc. (Milano, 1918), la quale comincia:

               Siamo trenta d’una sorte,
                    E trentuno con la morte.
                    Eia, l’ultima! Alalà!

mentre ogni strofa ha per ritornello:

               Eia, carne del Carnaro!
                    Alalà!

o altri versi simili. Ma qui l’eia è gridato una volta sola: il triplice eia con l’alalà che è il grido genuino degli aviatori nacque più tardi e si ritrova come chiusa delle parole dette da G. d’Annunzio al banchetto che a lui e ai compagni reduci dall’audace volo su Vienna offrì al campo il Duca d’Aosta l’11 agosto 1918 (furono stampate nel Corriere della Sera molto tempo dopo e ristampate nell’Antologia della nostra guerra di C. Culcasi. Milano-Roma-Napoli 1920. a pag. 486-490: però anche qui l’eia è ripetuto due volte sole) e in quelle dette da lui medesimo alla mensa degli aviatori nel campo di Centocelle il 12 maggio 1919 (stampate nel volume: Contro uno e contro tutti, Roma, 1919, pag. 97-105).

Le due parole eia ed alalà parvero strane e novissime ai lettori della Canzone del Quarnaro. Ma il prof. Giuseppe Lesca in un articoletto (Per «eia alalà» ed altre voci marziali) già comparso nel Giornale d’Italia del 1° novembre 1917 e poi molto ampliato e riprodotto, col titolo: I ritornelli, o gridi marziali, nella «Canzone del Quarnaro» nella rivista milanese I Libri del Giorno, n. 4, luglio 1918. pag. 175, opportunamente ricorda che eia o alalà era interiezione comune ai greci e ai latini: Eia! vigila! gridarono per avviso e risveglio le scolte modenesi, come attesta