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616 | Chi l’ha detto? | [1827-1828] |
mata, l’Invitta; la IV Armata (l’“Armata del Grappa”), la Tenace; la VI Armata (l’“Armata degli Altipiani”), la Prode; la VII Armata, la Costante; l’ VIII Armata, la Valorosissima; la IX Armata, la Fida; la X Armata, l’Audace; la XII Armata, la Ferrea; il Corpo di Cavalleria, Vigile e Fiero; i Carabinieri, Fedeli e Saldi».
Ricco materiale alla nostra raccolta darà Gabriele d’Annunzio al cui nome già molte volte fatto in questo libro, nulla occorre oggi di aggiungere. Delle molte frasi che di lui dovremo qui registrare (e molte più per brevità se ne omettono) una risale agli ultimi giorni della nostra neutralità:
1827. O beati quelli che più hanno, perchè più potranno dare, più potranno ardere.
che è nella perorazione finale del discorso per la Sagra dei Mille, pronunziato allo Scoglio di Quarto per la inaugurazione del monumento commemorativo della leggendaria impresa (scolpito dallo scultore Baroni) il 5 maggio 19 15 (Gabriele d’Annunzio, Per la grande Italia, orazioni e messaggi. Milano, 1915, pag. 32).
1828. Eja! eja! eja! alalà!
è il grido di guerra degli aviatori, da lui suggerito. Echeggiò già nell’agosto 1917, nella festa del «nastro azzurro» per la distribuzione delle medaglie al valore agli aviatori, consegnate solennemente la domenica 22 agosto in un campo d’aviazione della zona di guerra: il discorso in cui D’Annunzio lanciò il grido, comparve nei vari giornali politici del 24, ma il grido fu frainteso e malamente riportato da tutti. Nella prima forma esso però era alquanto diverso. Infatti la rivista milanese Il Secolo Illustrato, nel num. del 15 settembre 1917 (a. V, n. 18, pag. 648) dà la fotografia di una bandiera nazionale sulla quale, di pugno del D’Annunzio, è scritto: Heu! Heu! Heu! Alala! - 7. VIII. 1917. Gabriele d’Annunzio, e sotto alla figura la seguente didascalia: «La bandiera di battaglia donata da Gabriele d’Annunzio agli equipaggi dei raids su Pola ai quali egli pure prese parte. Su! bianco del tricolore il Poeta di suo pugno ha vergato il nuovo grido di guerra.»