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612 | Chi l’ha detto? | [1822] |
La figura principale nella storia della nostra guerra è quella del Capo dello Stato Maggiore, impropriamente detto Generalissimo, poichè il comando supremo delle forze di terra e di mare è statutariamente devoluto al Re. Tale carica fu, come tutti sanno, da prima coperta dal Ten. Generale Carlo Cadorna. Un energico telegramma di lui del 14 settembre 1917, in risposta ad altro telegramma delle associazioni liberali e interventiste milanesi, avvertiva: «....Siamo in un’ora decisiva. Ancora una volta ripeto: “Ogni viltà convien che qui sia morta” [frase dantesca, già da noi ricordata al n. 1199].... Si fondano tutte le classi e tutti i partiti che sinceramente amano la Patria in un solo impeto di orgoglio e di fede, per ripetere come nelle giornate memorabili del maggio 1915 al nemico che ascolta in agguato:
1822. L’Italia non conosce che la via dell’onore!».
Il nome del Cadorna divenne popolarissimo anche in grazia dei quotidiani comunicati dello Stato Maggiore sulle operazioni di guerra, comunicati come s’intende non compilati da lui (c’era al Comando Supremo un ufficio apposito diretto dal maggio 1915 al maggio 1917 dal Colonnello di S. M. Francesco Foschini, quindi sino alla fine della guerra dal Colonnello di S. M. Domenico Siciliani) ma da lui ispirati e riveduti: e per questo, nei vari testi a stampa, vi si legge in fine la formula tipica della burocrazia militare, Firmato Cadorna. Pare che sia assolutamente autentico il caso (che poi fece il giro della stampa nazionale e intesista) di un brav’uomo della Venezia che in omaggio al Cadorna pretendeva di dare a un suo rampollo il nome di Firmato ch’egli in buona fede credeva fosse il nome di battesimo del generale.
In questi comunicati, sui primi tempi, per espresso volere del Generalissimo, non era mai stato fatto il nome di nessuna unità che si fosse specialmente distinta: ma tale silenzio, serbato per circa sei mesi, fu rotto il 15 novembre 1915, nel qual giorno il Bollettino n. 173, dopo aver parlato del violento e ininterrotto fuoco nemico sulla disputata e famosa trincea delle Frasche sul Carso, aggiungeva: «Gli intrepidi Sardi della Brigata Sassari resistettero però saldamente sulle conquistate posizioni e con ammirevole slancio espugnarono altro vicino e importante trinceramento