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604 | Chi l’ha detto? |
neppure nella bibliografia tedesca. S’intende che nulla di più c’è nella letteratura italiana di guerra, dove si hanno sull’argomento pochi scritterelli, e anzi tutto, una serie di articoli che col titolo complessivo La fortuna delle frasi il prof. Ettore Ciccotti, ex-deputato, è venuto pubblicando dal 1917 in avanti su vari giornali politici, il Messaggero di Roma, l’Azione di Genova, il Progresso di Bologna e forse altri che non ho veduti: e neppure ho veduto tutti gli articoli pubblicati nei citati giornali, ognuno dei quali illustra una frase, ma non tutte di guerra, bensì di attualità politica che hanno più o meno lontano riferimento alle cose della guerra e del dopo guerra. E dirò qui, poichè non fui in tempo a dirlo al suo posto, che anche la frase Chi non lavora non mangi, già citata al n. 1086, fu illustrata dall’on. Ciccotti con un articolo di questa serie, comparso nel Progresso di Bologna, n. 273, del 16 novembre 1920. A questi articoli conviene aggiungere un recentissimo scritto dell’egregio dott. Ottorino Cerquiglini, Le frasi celebri della guerra mondiale, nel settimanale illustrato Tutto, a. III, n. 9 (Roma, 27 febbraio 1921), dove egli presenta un piccolo contributo «al futuro Fumagalli che scriverà il Chi l’ha detto? della guerra mondiale», invita cioè «la lepre a correre»; e per farla correr meglio, il cortese e valoroso pubblicista mi ha anche comunicato parecchie notizie che non figurano nel suo saggio. Ma senz’altro è tempo ch’io passi a esporre il materiale da me riunito, e pel quale ho potuto in special modo valermi della ricca suppellettile bibliografica nella Raccolta della Guerra che io formai nella biblioteca dell’Università di Bologna e che è la maggiore che esista in Italia in un pubblico deposito. Il materiale del presente paragrafo è diviso in articoli o capitoletti, secondo i paesi di origine delle varie frasi, non senza però fare spesso a questa ripartizione geografica quelle eccezioni che la opportunità di aggruppar meglio la materia poteva suggerirmi.
b) Italia.
Ab Jove principium: cominciamo questa rassegna dal duce supremo del nostro Esercito, da colui al quale lo Statuto - non ancora modificato su questo punto - dava la grave e dolorosa responsabilità di dichiarare la guerra, il Re nostro, Vittorio Emanuele III.