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[1784] | Virtù, illibatezza, modestia | 593 |
simo essere adottato come impresa della purità e di cui la singolarissima istoria merita di essere conosciuta. Il motto è questo:
1784. Potius mori quam fœdari.1
Regia stirps, Jacobus nomen, Lusitana propago,
Insignis forma, summa pudicitia,
Cardineus titulus, morum nitor, optima vita.
Ista fuere mihi; mors juvenem rapuit.
Ne se pollueret maluit iste mori.
Vixit a. XXV. m. XI. d. X. obiit an. Sal. MCCCCLIX.
Vedi il Ciacconio, Vitæ et res gestæ pont. roman., to. II, col. 990. Questo motto con leggiera variante, Malo mori quam fœdari, fu di Anna di Bretagna e anche di altri, per esempio di Ferdinando I di Aragona, re di Napoli, il quale, avendo perdonato al Principe di Rossano, suo cognato, che gli si era ribellato contro e che caduto prigione gli consigliavano di far morire, «per dichiarare - come narra il Giovio (Dialogo dell’imprese militari et amorose, Vinegia, 1557, a pag. 22) - questo suo generoso pensiero di clemenza, figurò un Armellino circondato da un riparo di letame, con un motto di sopra, Malo mori quam fœdari, estendo la propria natura dell’armellino di patire prima la morte per fame e per sete che imbrattarsi, cercando di fuggire, di non passar per lo brutto, per non macchiare il candore, e la puli-
- ↑ 1784. Piuttosto morire che contaminarsi.