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30 Chi l’ha detto? [102-107]


Lanciotto lo dice al fratello Paolo: e lo ripetono, sul serio o no, i nove decimi degli innamorati d’Italia, come ripetono, sul serio o no, gli altri versi della tragedia medesima:

102.            ....T’amo, Francesca, t’amo,
    E disperato è l’amor mio!...

(Francesca da Rimini, a. III, sc. 2).

Framezzo a tanti poeti, ecco un romanziere che fa dire a uno dei suoi personaggi, a Giovanni Bandino,

103.   Noi altri Italiani c’innamoriamo in chiesa.

Udremo anche un poeta contemporaneo, dal quale tolgo tre citazioni:

104.     I canti che pensai ma che non scrissi,
Le parole d’amor che non ti dissi.

(Lorenzo Stecchetti, cioè Olindo Guerrini, Quando cadran le foglie..., nei Postuma, poesia num. XIV).

105.   Io non voglio saper quanto sii casta,
  Ci amammo veramente un’ora intera,
  Fummo felici quasi un giorno e basta.

106.   Torna all’infamia tua: sei troppo vile,
  Sei troppo vile, non ti posso amar!

107.                 Te voglio bene assai
            E tu non piense a me.

è il ritornello di una famosa canzone, composta il 1839 da Raffaele Sacco, ottico e improvvisatore napoletano. Il successo di quella canzone fu enorme, e può darne un’idea la ingenua affermazione del Settembrini nelle sue Memorie: «Tre cose belle furono in quell’anno (1839): le ferrovie, l’illuminazione a gas e Te voglio bene assai» (ed. Morano 1879, vol. I, pag. 160). —