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578 Chi l'ha detto? [1730-1732]

CXXXII dell'ediz. Mestica, com.: Come ’l candido piè per l’erba fresca) dice:

Ch’i’ non curo altro ben né bramo altr’esca.
È noto specialmente perchè Gaspero Barbèra, cui lo suggerì Cesare Guasti, lo assunse come motto all’impresa della rosa con l’ape, di cui anche oggi sono fregiate molte fra le edizioni della casa Barbèra di Firenze.







§ 75.



Tempo, ponderatezza, riflessione





1730.   ....Carpe diem, quam minimum credula postero.1

(Orazio, Odi, lib. I, od. XI, v. 8).
dice Orazio, chè il tempo va via e l’ora che fugge non tornerà più indietro.

E anche Marziale:

1731.   Non est, crede mihi, sapientis dicere ‛Vivam’.
Sera nimis vita est crastina: vive hodie.2

(Epigrammi, lib. I, ep. XVI, v. 11-12).
e Silio Italico, ricordando come sia instabile la buona fortuna:

1732.   Pelle moras; brevis est magni fortuna favoris.3

(Punica, lib. IV, v. 732).

Perciò frequenti sono le testimonianze di classici che ci additano il fatale volo del tempo, e ci ammoniscono a trarne savio par-

  1. 1730.   Profitta dell’oggi, e non fare nessun assegnamento sul domani.
  2. 1731.   Credimi, non è da savio il dire: «Vivrò». Domani è già troppo tardi: vivi oggi.
  3. 1732.   Rompi gl’indugi: poco dura il grande favore della fortuna.