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552 | Chi l'ha detto? | [1654-1655] |
gramma del Cavaliere (Giacomo) De Cailly (1604-1673) — più noto sotto il nome anagrammatico di D’Aceilly — contro il Ménage e contro una singolare derivazione da lui sostenuta:
1654. Alfana vient d’equus sans doute,
Mais il faut avouer aussi,
Qu'en venant de là jusqu'ici
Il a bien changé sur la route.1
Molti credono inventata questa etimologia, eppure per quanto essa paja sbalorditoja, è autenticissima e si può vederla nel libro del Menagio, Le origini della lingua italiana (Parigi, 1699), pag. 32-33: «Alfana. Cavalla. Dallo spagnuolo Alfana che vale l’istesso, e che fu così formato dall’articolo arabo al, e dal nome latino equa: equa, eka, aha, haka, faca, facana, e per contrazione fana, e poi coll’articolo arabo, Alfana.» Del resto, anche più maravigliosa di questa è la etimologia che lo stesso Menagio dà delle parole lacchè, garzone, ragazzo, valletto, tutte derivate secondo lui.... dal latino verna, attraverso alle inaudite metamorfosi di vernula, vernulacus, vernulacajus, e per apocope lacajus (da cui il francese laquais e il nostro lacchè), lacacius, racacius, ragacius, ragazzo! Item da vernulacus, vernulacarus, vernulacartus, lacartus, locartius, cartius, gartius, garzone!! Item da verna, vernaculus, vernaculettus, vernalettus, verlettus, varlet, valletto!!! Meno male che lo stesso Menagio, innanzi di sfoderare queste sue etimologie, avverte: «Io dirò cose incredibili e vere.»
Di molte parole può dirsi:
1655. Multa renascentur quae jam cecidere, cadentque Quæ nunc sunt in honore vocabula. 2
(Orazio, Arte poetica, v. 70-71).