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[1595-1596] | Schiettezza, verità, bugia, simulazione, ecc. | 535 |
frase di Giovan Battista Niccolini, che il Vannucci rese pubblica nei Ricordi della vita e delle opere di G. B. Niccolini, vol. I, pag. 382.
C’è dunque la transazione con gli scrupoli religiosi, quella che avrebbe suggerito al Gran Re le parole:
1595. Paris vaut bien une messe.1
Altri dicono La couronne vaut bien une messe, e vengono attribuite a Enrico IV, che le avrebbe pronunziate quando prese la risoluzione di abiurare. Ma è poco probabile ch’egli si lasciasse sfuggire una frase cosi imprudente la quale forse nacque, molti anni dopo la morte di lui, da alcune parole simili attribuite al suo fedele ministro, il barone di Rosny, poi duca di Sully, dall'opuscolo satirico Les Caquets de l'Accouchée. Tuttavia, se le avesse dette, egli stesso riconoscerebbe che la sua stima era troppo bassa, dacchè Parigi, se valeva una messa nel 1593, era diversi anni fa dagli economisti stimata rappresentare un valore di otto miliardi, valore oggi indubbiamente cresciuto d’assai.
Nel senso medesimo i Francesi amano ripetere la frase famosa:
1596. Vous m'en direz tant.2
che la tradizione attribuisce a torto alla regina Maria Leczinska con un aneddoto scabrosetto a narrarsi. Vi allude Las Cases nel Mémorial de Sainte-Helène (éd. de 1823, to. III, p. 111) facendo dire da Napoleone a proposito della guerra d'Egitto: «Et après tout, ce n’est pas qu’il eût été impossible que les circonstances m’eussent amené à embrasser l’Islamisme, et, comme disait cette bonne reine de France: Vous m’en direz tant!» Ma la Suite au Mémorial ristabilisce la verità (1824, vol. I, pag. 108); e il Fournier (L’Esprit dans l'histoire, 1883, pag. 334, n. 2) afferma che la frase famosa fu detta invece alla regina Maria Leczinska dall’ab. J. Terrasson» a proposito di certi giudici venali.
Questa sarebbe più propriamente la transazione con la morale, che al maggiore dei nostri poeti contemporanei strappava il fiero