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534 | Chi l'ha detto? | [1591-1594] |
1678). Ma queste sono cavillosità di un ingegno che si compiace nei sofismi, e il fatto sta invece che l’ipocrisia fu sempre in odio a Dio e agli uomini. Il Nazareno la fulminava nel Vangelo con la invettiva:
1591. Væ vobis Scribæ et Pharisæi hypocritæ: quia
similes estis sepulcris dealbatis, quæ a foris
parent hominibus speciosa, intus vero plena
sunt ossibus mortuorum, et omni spurcitia.1
A costoro egli pure diceva:
1592. Hæc oportuit facere et illa non omittere.2
Una delle forme spregevoli della ipocrisia è quella di chi macchiato di ogni vizio va battendosi il petto e predicando la virtù; ed è ad essa che allude il motteggio fiorentino:
1593. Più santi che uomini da bene.
«Qui in Firenze il canonico Michele Dati era solito dire che si trovano più santi che uomini da bene; e voleva dire che ci sono assai ipocriti, che fanno il santo e il devoto, ma internamente sono peggiori degli altri.» (Dati, Lepidezze, Firenze, 1829, pag. 41).
Ma ci sono molte altre forme, meno odiose, di transazione con la nostra coscienza e il culto delle apparenze, forme che si rendono vie’ più complesse al tempo nostro, chè
1594. Il nostro è secolo di transizione e, quel che è peggio, di transazione.