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528 Chi l'ha detto? [1567-1570]
e non vuole essere alterata, nemmeno per magnificarla, poichè l’esagerazione viene, alla fin dei conti, a produrre in chi ascolta l’effetto contrario:

1567.   On affaiblit toujours tout ce qu’on exagère.1

(La Harpe, Mélanie, a. I, sc. 1).

Pur troppo la verità non a tutti piace, e chi la dice in ogni circostanza deve prepararsi ad avere molti nemici, perciò si suol ripetere che:

1568.   Obsequium amicos, Veritas odium parit.2

(Terenzio, Andria, a. I, sc. 1, v. 68).
motto caro all’Aretino, il quale lo suggerì a Francesco Marcolini, suo solito stampatore ed amico, come impresa de’ libri ch’egli pubblicava, e lo mise anche in alcune medaglie coniate in proprio onore; e Fontenelle argutamente diceva:

1569.   Si je tenais toutes les vérités dans ma main, je me donnerais bien de garde de l'ouvrir pour les découvrir aux hommes.3

Per cui senza possedere l’arte del mentire, o almeno del dissimulare, è ben difficile di vivere in certi ambienti, di farsi strada in certe posizioni. L’antica Roma, sentina di vizi, fucina d’intrighi, era così guasta ai tempi di Giovenale, che questi si domandava:

1570.   Quid Romæ faciam? Mentiri nescio. 4

(Satira III, v. 41).
Tuttavia l'uomo sincero e leale rifugge dalla menzogna anche quando la verità potrebbe procacciargli dei crucci, poiché dicesi pure in proverbio:
  1. 1567.   Si indebolisce sempre quel che si esagera.
  2. 1568.   La condiscendenza genera gli amici, la verità genera l’odio.
  3. 1569.   Se io tenessi chiuse nella mia mano tutte le verità, mi guarderei bene dall’aprirla per rivelarle agli uomini.
  4. 1570.   Che cosa farò a Roma? Non so mentire.