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502 | Chi l’ha detto? | [1482] |
le corde s’incendiavano per l’attrito: la vera ed unica ragione è quella che ho esposta. Vedansi il Cancellieri, Descrizione della Basilica Vaticana (Roma, 1788), pag. 19, e il Dizionario di erudizione storico-ecclesiastica del Moroni, vol. I, pag. 194; vol. XXV. pag. 189; vol. XLVIII, pag. 194; vol. LI, pag. 70.
Esempio classico di fortissima volontà è quello ricordato dalla famosa frase:
1482. Volli, e volli sempre, e fortissimamente volli.
come disse di sè medesimo Vittorio Alfieri, ma non nella Vita, come comunemente si crede, bensì nella Lettera responsiva, a Ranieri de’ Calsabigi, scritta da Siena a dì 6 settembre 1783. L’Alfieri, narrandogli come divenisse autore tragico, accenna alla sua prima tragedia, la Cleopatra, rappresentata e applaudita in Torino; e aggiunge che d’allora contrasse col pubblico, e con sè stesso, che era assai più, un fortissimo impegno di tentare almeno di divenir tale. «Da quel giorno in poi (che fu del giugno del ’75), volli, e volli sempre, e fortissimamente volli.» La risposta al Calsabigi è stampata in tutte le edizioni delle Tragedie insieme alla lettera del Calsabigi stesso: nella stampa collazionata dal Mazzatinti sull’autografo (Lettere edite e inedite di Vittorio Alfieri a cura di G. M., Torino, 1890) questo brano si trova a pag. 27.}}
Vale la pena di osservare che mentre finora si era citato l’Alfieri come modello di singolare forza di volontà, la novissima scuola psichiatrica, che fa anche dell’Alfieri un degenerato, un epilettoide, vuole invece dimostrarne la volontà debolissima, la impulsività incosciente! Vedansi gli studi di G. Antonini e L. Cognetti de Martiis nel vol. XXXV, ser. 2a, della Biblioteca antropologico-giuridica (Torino, 1898): cito, ad esempio, alcune parole del secondo di questi autori nell’Esame psichiatrico di V. Alfieri: «Le alterazioni più gravi nella psiche del nostro ci sono rivelate dalla volontà, nel cui campo esplodono numerose le azioni psichiche e imperversano gli atti impulsivi scoppianti come uragano ruinante. Ha un bel ripetere che volle, che volle sempre, volle fortissimamente, ecc.» (Op. cit., p. 140).
L’uomo che sa provvedere sollecitamente in ogni cattivo evento, può bastare a sè stesso, secondo il precetto virgiliano: