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494 | Chi l’ha detto? | [1465] |
Anche sono note le parole:
1465. Vicisti Galilæe!1
che secondo la tradizione sarebbero le ultime parole dell’Imperatore Giuliano l’Apostata il quale morì di ferita il 26 giugno 363 in una imprudente spedizione contro i Persiani; e alcuni storici ecclesiastici narrarono ch’egli, sentendosi vicino a morte, gettasse contro il cielo in atto di spregio un poco del suo sangue, gridando: Vicisti Galilæe!, e non occorre dire che il Galileo era Gesù, il quale nella Galilea (una delle tre provincie in cui era divisa a’ suoi tempi la Palestina) nacque e visse gran parte della sua vita. Si capisce facilmente che si tratta di una fola inventata contro Giuliano dai Cristiani che ciecamente lo odiavano: invece egli volle morire come un eroe e come un filosofo, anzi, preoccupato forse d’ imitare la fine di Socrate, radunò gli amici e i soldati intorno alla sua tenda e tenne loro un’elaborata concione metafisica, di cui Ammiano Marcellino (XXV, 3) che fu testimone della scena, ci avrebbe conservato il testo, che però è troppo bello per essere genuino, seppure non si tratti, come il Gibbon suppone, di un’orazione preparata avanti dal furbo imperatore. Anche Libanio Sofista (Orat. Parental., c. 136-140) il quale scende ai particolari, ed accusa apertamente i Cristiani di aver profittato del tumulto della mischia per ferire proditoriamente l’imperatore, nulla dice di questa novelletta; e neppure S. Gregorio Nazianzeno che nessuno crederà troppo benevolo a Giuliano. Ho voluto ricercare le fonti della leggenda; e ho trovato che il B. Teodoreto, vescovo di Ciro, nella Historia ecclesiastica (lib. III. cap. 20) narra: «Ferunt porro ilium vulnere accepto implesse manum sanguinis, et hoc in aërem proiecto, dixisse, Vicisti Galilæe [il testo greco: Νενίκηκας Γαλιλαῖε], simulque et victoriam confessum esse, et blasphemiam, adeo vecors erat, evomuisse.» Gli atti del martirio di S. Teodorito o Teodoro, prete d’Antiochia, scritti da un anonimo cristiano, e pubblicati por la prima volta dal Mabillon, ristampati altre volte e ultimamente negli Acta Sanctorum di ottobre, to. X, pag. 40 e segg., raccontano
- ↑ 1465. Hai vinto, o Galileo.