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492 | Chi l’ha detto? | [1457-1460] |
questa è forse una reminiscenza di Cicerone: «Ecquem tam amentem esse putas, qui illud quo vescatur Deum credat esse?» (De natura Deorum, lib. iii, cap. XVI). Si consulti sull’argomento dell’incredulità di Averroè la bella opera di Renan, Averroès et l’averroisme (2me édit., Paris, 1861).
Molto vicini agli increduli sono gl’indifferenti, che hanno per linea di condotta la sentenza:
1457. Quod supra nos nihil ad nos.1
la quale, secondo narrano M. Minucio Felice (Octavius, XIII, 1), Lattanzio (Institutiones, III, 20, 10) ed altri classici autori, era la consueta risposta di Socrate ogni qualvolta lo interrogavano sulle cose del cielo (eius viri quoties de cœlestibus rogabatur, nota responsio est, Minucio Felice, loc. cit.). Ma Tertulliano ed altri l’attribuiscono invece ad Epicuro.
Dello stesso genere è la seguente:
1458. Nous nous saluons bien, mais nous ne nous parlons guère.2
La si attribuisce tanto a Moncrif quanto a Bautru, l’uno dei quali avrebbe data questa famosa risposta a chi si meravigliava di vederlo a levarsi il cappello davanti a una croce. Qualcuno ne fa onore anche a Voltaire, il quale l’avrebbe detta a Piron (Pironiana, Avignon, 1813, pag. 99), mais on prête aux riches. Invece è di P. J. Proudhon l’altra frase blasfematoria:
1459. Dieu, c’est le mal.3
che nel Système des contradictions economiques ou Philosophie de la misère, si trova nel cap. VIII: « Dieu, c’est sottise et lâcheté; Dieu, c’est hypocrisie et mensonge; Dieu, c’est tyrannie et misère; Dieu, c’est le mal.» Proudhon non era da meno di Voltaire, autore del famoso:
1460. Ecrasez l’infâme.4