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488 | Chi l’ha detto? | [1447-1450] |
La frase:
1447. Ad majorem Dei gloriam.1
che nella tachigrafia cattolica si trova di frequente indicata con le sigle A. M. D. G., è diventata di uso comune dopo che la si lesse ripetuta a sazietà nei «Canones et decreta Oecumenici Concilii Tridentini» (1542 -1560) e che i Gesuiti la scelsero come divisa ponendola ad epigrafe del maggior numero delle loro pubblicazioni.
Esempio famoso di preghiera in musica è quella degli Ebrei nel Mosè, tragedia lirica musicata da G. Rossini, versi di Leone Andrea Tottola (a. II, sc. 7):
1448. Dal tuo stellato soglio.
Signor, ti volgi a noi;
Pietà de’ figli tuoi!
Del popol tuo pietà!
Non meno conosciuta della preghiera del Mosè è quest’altra:
1449. Casta Diva che inargenti
Queste sacre antiche piante,
A noi volgi il bel sembiante
Senza nube e senza vel.
che è la sublime preghiera di Norma nel melodramma omonimo, composto da F. Romani e musicato dal divino Bellini (a. I, sc. 4).
Abbiamo finora in questo paragrafo parlato di Dio e di religione con i credenti: vediamo un poco adesso quel che ne dicono i miscredenti. Essi cominciano col dubitare dell’esistenza di un ente supremo, dubbio che la Bibbia non ammette in persone di sano intelletto:
1450. Dixit insipiens in corde suo: Non est Deus.2