Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[1376-1378] | Re e principi. Corte e nobiltà | 463 |
la prima parte che è la più nota, si cita spesso sotto la forma errata:
Regis ad exemplum totus componitur orbis.
In forma più familiare, e più espressiva era detto lo stesso in un’epistola poetica di Federico II re di Prussia (Épitre première à mon frère le prince de Prusse, v. 56):
1376. Lorsque Auguste buvoit, la Pologne étoit ivre.1
Questo Augusto è Augusto II. elettore di Sassonia e re di Polonia dal 1697. Il verso, citato quasi sempre in forma erronea, è più spesso usato con falsa interpretazione, cioè che l’egoismo del monarca non gli lasci pensare alle privazioni del popolo il quale dev’essere pago di vedere il sovrano che sta bene. Altri vi trovano un diverso concetto, cioè che degli errori e dei vizi dei reggitori paga il fio il paese: ma questo meglio si esprime col verso oraziano:
1377. Quidquid delirant reges, plectuntur Achivi.2
Anche Fedro (Fabulæ, lib. I, fab. 10):
Humiles laborant ubi potentes dissident
e Lafontaine:
....de tout temps
Les petits ont pâti des sottises des grands.
(Liv. II, fab. 4: Les deux taureaux et une grénouille).
Invece un’altra sentenza esprime che giudice severo dell’opera dei principi è la pubblica opinione, la quale, se pure non gode sempre di sufficiente libertà per manifestare l’aperto biasimo, sa però dimostrarlo anche tacendo, di guisa che
1378. Le silence du peuple est la leçon des rois.3