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462 Chi l’ha detto? [1373-1375]


1373.   J’ai failli attendre.1

che sarebbe stato detto da Luigi XIV un giorno che qualcuno era stato poco preciso a un appuntamento con lui: al solito il Fournier crede poco probabile la cosa. Racine nei Fragments et notes historiques, racconta invece che il re, a chi rimproverava acerbamente un custode che non si era trovato pronto ad aprire al re, disse: «Pourquoi le grondez-vous? Croyez-vous qu’il ne soit pas assez affligé de m’avoir fait attendre?» (ediz. Hachette curata da P. Mesnard, to. V, pag. 125). E nelle Memorie della Duchessa Elisabetta-Carlotta d’Orléans (ed. 1832, p. 38) è detto dello stesso re: «Il ne pouvait souffrir que l’on se fit attendre.»

1374.   Dieu et mon droit.2

è il motto dei re d’Inghilterra. Pare che fosse preso da Riccardo Cuor di Leone, al tempo delle guerre con la Francia, e poi rinnovato in una occasione simile da Edoardo III, quindi continuato fino alla regina Elisabetta, che lo lasciò per l’altro Semper eadem (Sempre la stessa), motto che fu di molte nobili famiglie italiane e straniere: è nello stemma di Trino nel Monferrato e fu dei Giolito, famosi stampatori veneziani originari appunto di Trino e che forse lo trassero dallo stemma della vicina Valsesia, l’aquila col motto Semper eadem nec mutor in fide. La regina Maria d’Inghilterra rimise in uso l’antico motto, che è rimasto nello stemma reale inglese fino ai nostri giorni.

Della influenza che i costumi, le virtù e i vizi del principe hanno sul popolo ch’egli regge, parla la classica sentenza:

1375.                                 .... Componitur orbis
Regis ad exemplum: nec sic inflectere sensus
Humanos edicta valent, ut vita regentis. 3

(Claudiano, De quarto consulatu Honorii, v. 299-301).
  1. 1373.   Poco è mancato che non dovessi aspettare.
  2. 1374.   Dio e il mio diritto.
  3. 1375.   Tutto il mondo si conforma all’esempio del re; e a muovere i sentimenti dei sudditi vale più delle leggi la condotta del sovrano.