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[1369-1372] | Re e principi. Corte e nobiltà | 461 |
il sospirato Statuto. La satira che sferzava a sangue quel re sempre vacillante e peritoso, girava manoscritta e andò via a ruba. Il Carbone sospettato come autore, fu arrestato mentre teneva in tasca l’originale della poesia, ma ebbe il tempo di trangugiarlo e fu salvo. Intanto Re Tentenna aveva raggiunto lo scopo.
Anche meno di un Re Travicello o di un Re Tentenna sarebbe stato quel Dandini, finto principe, che nella Cenerentola (parole di Jacopo Ferretti, musica di Rossini, a. I. sc. 6) domandava:
1369.
Io sono un Principe
O sono un cavolo?
Ma è vecchia la sentenza che:
1370. Les fous sont, aux échecs, le plus proches des rois.1
e non soltanto nel nobil giuoco degli scacchi! Un ramicello di pazzia doveva di certo avere quel Carlo VII cui nel 1428 il celebre capitano Stefano Vignolles soprannominato La Hire, avrebbe detto:
1371. On ne peut perdre plus gaiement son royaume.2
Le parole testuali sarebbero: «On n’avait jamais neu ny ouy parler qu’aucun perdist si gayement son estat que luy»; ma i soliti noiosi eruditi hanno messo in dubbio l’autenticità di questo motto, e pare che ci abbiano le loro buone ragioni.
1372. L’exactitude est la politesse des rois.3
era massima di Luigi XVIII: ma i sovrani se tengono ad essare esatti con gli altri, tengono soprattutto a che gli altri siano esatti con loro: quindi troveremo naturale il famoso