Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
[52-54] | Allegria, darsi bel tempo, noia | 17 |
gli valse l’annullamento della nomina a professore all’Johanneum di Amburgo, sotto l’accusa di sacrilegio alla memoria del Riformatore. Voss non disse mai a quali fonti avesse attinto per questa straordinaria attribuzione: del resto, a parte la donna, la sentenza è anche nella Bibbia: Vinum et musica laetificant cor (Ecclesiasticus, cap. 40, v. 20).
Esso mi fa tornare alla memoria, a cagione del canto che è ricordato in fine del primo verso, un altro detto, che può sembrare a prima vista assai difforme da quelli finora ricordati, ma che per chi sottilmente guarda, ha con essi molta più analogia che non si direbbe. È un detto, che si riferisce ai francesi:
52. Ils chantent, ils payeront.1
ed è attribuito al cardinale Mazarino; ed infatti nelle Nouvelles Lettres de la Duchesse d’Orléans (1853, pag. 249) si legge: «Le Cardinal Mazarin disoit: La nation françoise est la plus folle du monde: ils crient et chantent contre moi, et me laissent faire; moi, je les laisse crier et chanter, et je fais ce que je veux.»
La frase, comunque sia stata detta, piacque ed a ragione; piacque pure a Sébastien Chamfort, il quale lasciò scritto: Un homme d’esprit me disait un jour que
53. Le gouvernement de France était une monarchie absolue, tempérée par des chansons.2
Anche Beaumarchais, verso lo stesso tempo, faceva cantare a Brid’oison, nel Mariage de Figaro, a proposito del popolo francese:
Ma non a tutti i popoli bastava il canto;
54. Panem et circenses.3