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[46-48] Allegria, darsi bel tempo, noia 15



§ 3.



Allegria, darsi bel tempo, noia





In nessun tempo mancarono gli spensierati che riposero ogni loro maggiore studio nel godersi la vita, specialmente nei facili piaceri del senso, senza preoccupazioni intellettuali o morali. Questa comoda filosofia è abbastanza bene esposta nella romanza cantata da Orsini nel melodramma Lucrezia Borgia di Felice Romani, musica di Donizetti (a. II, sc. 5) e di cui particolarmente popolare è il primo verso:

46.   Il segreto per esser felici
So per prova, e l’insegno agli amici.
Sia sereno, sia nubilo il cielo,
Ogni tempo, sia caldo, sia gelo,
Scherzo e bevo, e derido gl’insani
Che si dàn del futuro pensier.

e il coro risponde:

47.       Non curiamo l’incerto domani,
Se quest’oggi n’è dato goder.

La forma più scapigliata di questa dottrina epicurea è quella espressa nel celebre epitaffio di Sardanapalo, che alcuni citano in questi termini:

48.   Edamus, bibamus, gaudeamus: post mortem nulla voluptas.1

Cicerone invece (Tuscul. disput., lib. V, 35, § 101) così riferisce in latino i versi che Sardanapalo ordinò si scrivessero nel suo sepolcro:

  1. 48.   Mangiamo, beviamo, godiamo: dopo la morte non vi è più diletto alcuno.