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[1248-1249] Personaggi storici e letterari 421

cominciarne la serie. — Ho da fare il re galantuomo? — chiese sorridendo senza ridere Vittorio Emanuele. — Vostra Maestà ha giurato fede allo Statuto, ha pensato all’Italia e non al Piemonte. Continuiamo di questo passo a tener per certo che a questo mondo tanto un re quanto un individuo oscuro non hanno che una sola parola, e che a quella si deve stare. — Ebbene, il mestiere mi par facile — disse Sua Maestà. — E il Re galantuomo l’abbiamo — osservò l’Azeglio. Alcuni giorni dopo questa espressione si diffuse, pigliò voga e non andrà mai più perduta. Riferisco questo brano di dialogo dietro un racconto che mi fece l’Azeglio stesso di quella conversazione, il quale alla sua volta quando a me lo narrava, andava ricercando nella memoria una lezione forse più giusta.»

Il Massari narra a tale proposito che Vittorio Emanuele si compiacque sempre di avere e di meritare quella denominazione. Pregato ad inscriversi in fin d’anno [1861] nel registro del censimento della popolazione torinese, alla colonna che ha per rubrica le professioni, scrisse di suo pugno: Re galantuomo. Era il mestiere che a lui pareva tanto facile» (La vita e il regno di Vittorio Emanuele, vol. I, pag. 160).

Anche di un altro appellativo andava fiero il primo re d’Italia, cioè di essere il

1248.   Primo soldato dell’indipendenza italiana.

Ma questo attributo egli stesso se lo dette nel Proclama ai Popoli del Regno pubblicato il 20 giugno 1859, cioè sul procinto di partire per il campo a iniziarvi quella fortunata campagna, donde doveva nascere la unità d’Italia. Il proclama così chiude: «Io non ho altra ambizione che quella di essere il primo soldato dell’indipendenza italiana

Non lasceremo i Sabaudi senza registrare il loro antichissimo motto:

1249.   Fert.

La misteriosa divisa di Amedeo VIII primo duca di Savoia (più tardi papa col nome di Felice V), ch’egli dette come motto all’ordine cavalleresco dell’Annunziata da lui istituito, come dai più si crede, nel 1434: altri invece lo dicono fondato da Amedeo VI,