Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
418 | Chi l’ha detto? | [1243] |
Carlo Giovanni La Folie, segretario del Conte Méjan, consigliere di Stato) nella rarissima Storia dell’amministrazione del Regno d’Italia durante il dominio Francese, Lugano, 1823, a pag. 34; e anche il conte Cusani-Confalonieri a pag. 159 del vol. VI della Storia di Milano; e il Cusani se non può dirsi storico sincrono, scrisse però la sua storia raccogliendo anche dalla viva voce dei contemporanei di Napoleone. Queste parole ebbero con una lieve variante una sanzione ufficiale nel Terzo Statuto Costituzionale del 5 giugno successivo (pubblicato il 7) dove nel Tit. VIII che parla dell’Ordine della Corona di Ferro, l’art. 63 dice: «La decorazione dell’ordine consisterà nell’emblema della corona lombarda, intorno alla quale saranno scritte queste parole: Dio me l’ha data, guai a chi la toccherà. Questa decorazione sarà sospesa ad un nastro color d’arancio con strisce verdi all’orlo». E nel testo francese (poichè lo Statuto è bilingue): Dieu me l’a donnée; garde à qui y touchera. Evidentemente si tratta di una correzione ufficiosa.
È cosa ripetuta anche in libri autorevoli di storia che Napoleone, pronunziando queste famose parole, togliesse la corona ferrea dall’altare e se la ponesse con le sue mani in capo, facendo restare di sale l’arcivescovo di Milano (il card. G. B. Caprara) che stava per incoronarlo. Il racconto non è perfettamente esatto: è bensì vero che, come già si è detto, Napoleone prese la corona da sè (e in tale atteggiamento lo riproduce il famoso affresco di Andrea Appiani nel palazzo Reale di Milano), ma è anche vero che la cosa era preveduta e prestabilita nel cerimoniale dell’incoronazione; infatti il Corriere Milanese, n. 41, del 23 maggio 1805, a pag. 331, riportando prima della cerimonia il testo ufficiale del cerimoniale medesimo, dice: «(L’Imperatore) Salirà all’altare, prenderà la corona ferrea e la porrà un momento sulla propria testa.» Vedasi pure nel libro del Rinieri, Napoleone e Pio VII (Torino, Unione tip.-editr., 1906), come anche nella incoronazione seguita a Parigi il vecchio cerimoniale fosse stato modificato dall’Imperatore, il quale doveva prendere con le sue mani la corona e porsela sul capo.
Anche il proclama ai soldati dell’armata d’Italia dato da Napoleone dal castello imperiale di Ebersdorf il 27 maggio 1809, dopo la riunione del suo esercito con quello del Principe Eu-