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Chi l’ha detto? |
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uno di quelli che si mostravano più feriti dall’audacia con la quale Victor Hugo scrisse in tutte lettere una parola sì poco parlamentare, fu l’accademico Cucheval-Clarigny. «Il est des mots, diceva, que la plume doit se refuser à écrire!» Due giorni dopo, egli riceveva una copia dei Misérables, con questa dedica di pugno dell’autore: «À M. Cheval-Clarigny!» Tornando a Cambronne e alla sua risposta, eroica per quanto sudicia, devo ripetere quel che ho avuto occasione di notare altre volte, cioè che disgraziatamente non tutto quello che è bello, è anche vero: Cambronne con la Guardia, si arrese e non morì, visse anzi fino al 1842, cioè abbastanza per smentire in ogni occasione le parole che gli erano state attribuite fin dal Journal général de France del 24 giugno 1815, sei giorni dopo il terribile dramma di Mont-Saint-Jean . Anche il Brunschvigg nel suo libro su Cambronne, sa vie civile, politique et militaire (Nantes, 1894) dedica intiero un capitolo al motto e alla frase di Waterloo, notando tutte le opinioni favorevoli o avverse al Cambronne, e concludendo che egli non avrebbe mai pronunziata nè la frase sublime, nè la parola plebea. La prima, cioè la frase Le garde meurt et ne se rend pas, sarebbe stata detta in quella medesima giornata dal colonnello Michel o dal comandante Maret, se pure non fu foggiata dal giornalista Rougemont, quando nell’Indépendant die’ ragguaglio della battaglia di Waterloo. Non molti anni fa il Figaro di Parigi pubblicava un’altra versione sulla origine della frase eroica che sarebbe stata fabbricata dallo scrittore di vaudevilles Martainville. Pochi giorni dopo la battaglia, il Martainville, che era realista e nemico quindi di Napoleone, sceneggiò una satira in cinque atti Bonaparte o l’abuso dell’abdicazione, nella quale un ufficiale realista parlando di Waterloo, narrava a un collega come Cambronne avesse risposto agli inglesi: La guardia muore e non s’arrende. — E che ha fatto poi Cambronne? — chiedeva l’interlocutore, — Naturalmente, si è arreso — rispondeva l’altro. Per questo il giornale pensa, ma mi pare con poco fondamento, che la frase eroica sia stata attribuita a Cambronne soltanto per condurre a quella insolente battuta della resa. Devo anzi accennare, per quel che vale, a una testimonianza favorevole al Cambronne, che sarebbe stata pubblicata pel centenario di Waterloo, dal Times di Londra, il 18 giugno 1915. Si tratta di una lettera inedita (autentica?) che un ufficiale inglese, il ca-