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1215 Paura, coraggio, ardire 401


detto delle contese sorte fra il Re e i Fiorentini per le pretensioni intollerabili di quello, prosegue: «le quali difficoltà, quasi inesplicabili se non con l’armi, sviluppò la virtù di Piero Capponi, uno di quattro cittadini diputati a trattare col Re, uomo d’ingegno e d’animo grande, e in Firenze molto stimato per queste qualità, e per essere nato di famiglia onorata, e disceso di persone, che avevano potuto assai nella Republica. Perchè essendo un dì egli e i compagni suoi alla presenza del Re, e leggendosi da uno Secretario regio i capitoli immoderati, i quali per ultimo per la parte sua si proponevano, egli con gesti impetuosi, tolta di mano del Secretario quella scrittura, la stracciò innanzi agli occhi del Re, soggiungendo con voce concitata: Poichè si domandano cose sì disoneste voi sonerete le vostre trombe, e noi soneremo le nostre campane, volendo espressamente inferire che le differenze si deciderebbono con l’armi; e col medesimo impeto, andandogli dietro i compagni, si partì subito della camera. Certo è che le parole di questo cittadino, noto prima a Carlo e a tutta la corte, perchè pochi mesi innanzi era stato in Francia imbasciadore de’ Fiorentini, messono in tutti tale spavento (non credendo massimemente, che tanta audacia fusse in lui senza cagione) che richiamatolo, e lasciate le dimande, alle quali si ricusava di consentire, si convennono insieme il Re e i Fiorentini in questa sentenza: Che rimesse tutte le ingiurie precedenti, la città di Firenze fosse amica, confederata, e in protezione perpetua della Corona di Francia, ecc.» (Ediz. sugli originali manoscritti, a cura di A. Gherardi, Firenze, 1919, vol. I, pag. 77). Lo stesso fatto è narrato dal vescovo Paolo Giovio nel libro II delle Historiæ sui temporis, sul principio, e anche da altri storici degni di fede.

Fanno accenno a questa fiera risposta anche i versi del Machiavelli (Decennale I. v. 34-36):

          Lo strepito dell’armi e de’ cavalli
               Non potè far che non fosse sentita
               la voce d’un cappon fra tanti galli.

e la sestina del Giusti nello Stivale:

          Fra gli altri dilettanti oltremontani,
               Per infilarmi un certo re di picche
               Ci mise co’ piedi e colle mani;

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