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[1175] Patria in generale; e l’Italia in particolare 387


          Hor facciamo a parlar senza passione:
               Vuoi ch’io ti dica, questi oltramontani
               Sono una mala razza di persone;
          Dio ci liberi pur dalle lor mani
               E rimandi ciascuno al suo paese,
               Sì che l’Italia resti all’Italiani,
          E qui poniamo fine a ste contese.

Ma non è improbabile che l’anonima pasquinata si facesse l’eco di una frase che seppure non era ancora popolare, sgorgava però già spontanea dal pensiero di molti.

Questa frase, l’Italia degli Italiani, venuta di moda nelle lotte del nostro riscatto, dette forse occasione a molte altre frasi simili che in questi ultimi anni sono state coniate allo scopo di simboleggiare le aspirazioni nazionalistiche di molti giovani popoli avidi d’indipendenza, insofferenti di dominio o d’ingerenze straniere. Così si è detto l’Egitto degli Egiziani (che si attribuisce a Ismail Pascià, già kedive di Egitto), l’India degli Indù, e si dice più di frequente:

1175.   L’America degli Americani.

nella quale formula convenzionale ordinariamente si riassume la cosiddetta doctrine of Monroe, ossia il principio del non intervento dell’Europa nelle faccende interne degli stati di America. James Monroe, quinto presidente degli Stati Uniti, nel messaggio presidenziale indirizzato al Congresso il 2 dicembre 1823, diceva di aver informato i governi di Russia e della Gran Bretagna che il continente Americano d’ora innanzi non avrebbe potuto essere più terreno per nuove colonie europee; inoltre proseguiva: «With the existing colonies or dependencies of any European power we have not interfered, and shall not interfere. But with the governments who have declared their independence and maintened it, and whose independence we have, on great consideration and on just principles, acknowledged, we could not view any interposition for the purpose of oppressing them, or controlling in any other manner their destiny, by any European power, in any other light than as the manifestation of an unfriendly disposition toward the United States.» Queste recise dichiarazioni furono concordate fra il presidente Monroe e il suo segretario di Stato, John Quincy Adams, col consiglio del venerando Thomas Jefferson, e per istigazione