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386 | Chi l’ha detto? | [1173-1174] |
Guarda il suo corpo tutto lacerato,
Dalle man d’esti cani amaramente:
Soccorri, padre mio più che beato,
Per amor della patria tua excellente,
Porgi soccorso al popul flagellato,
Scaccia questa barbarica aspra gente.
Vedrai poi incontinente
Italia farsi bella et rinverdirsi,
Et contra i toi nimici teco unirsi.
Del resto la frase, e il concetto che la ispirava, erano in quel tempo nell’anima di tutti, conseguenza naturale del rinascimento artistico e letterario d’Italia. Già Alberico da Barbiano, quando sul finire del sec. xiv mise insieme una compagnia di ventura, la prima che fosse composta soltanto con elementi nazionali, pose nel suo stendardo bianco, attraversato da una croce rossa il motto Lib. (erata) Ita. (lia) ab Ext. (eris); e il motto con lo stendardo rimase ai Belgioioso di Milano, che da lui discendono.
Ecco una parafrasi dei giorni nostri del grido di Giulio II:
1173. ..... Il Franco
Ripassi l’Alpi e tornerà fratello.
a proposito della quale Mario Pieri nelle sue Memorie attribuisce al conte di Bombelles ministro austriaco a Firenze il motto arguto: L’adresse est pour lui (il ministro francese), mais la lettre est pour moi. Cfr. con Vannucci, Ricordi della vita e delle opere di G. B. Niccolini, vol. I, pag. 58, n. 2. Anche la nota formula:
1174. L’Italia degli Italiani.
si crederebbe ispirata da Pasquino in un lungo dialogo tra lui e Marforio, composto evidentemente dopo che nel 1628 gli Spagnuoli tentarono invano l’assedio di Casale, occupata dai Francesi. Il dialogo, che fu pubblicato da Adolfo Bartoli (I Mss. ital. della Bibliot. Nazion. di Ferente, to, Il, Firenze, 1881. pag. 219-224), è intitolato: Pasquino franzese e Marforio spagnuolo; ma alla fine Pasquino conclude: