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378 Chi l’ha detto? [1155-1158]


Molti altri de’ suoi versi, caldi d’amor patrio, erano affidati alla riconoscente memoria dei concittadini, e specialmente quelli di uno de’ suoi drammi, Il Conte di Carmagnola. Nel celebre coro dell’atto II troviamo il verso:

1155.        Figli tutti d’un solo riscatto.

come pure questi altri che lo seguono:

1156.   Siam fratelli; siam stretti ad un patto:
     Maledetto colui che lo infrange,
     Che s’innalza sul fiacco che piange,
     Che contrista uno spirto immortal.

Non superiore nell’amore della patria al Manzoni ma più vibrante, e più audace di lui, troveremo Giovanni Berchet, che per le sue liriche, squillanti come tromba di guerra, meritò il nome di Tirteo della rivoluzione italiana. Nella romanza, intitolata Le Fantasie (p. III), abbiamo, con frasi più acerbe, il medesimo rimbrotto che il Manzoni rivolgeva a coloro i quali, dimenticando la patria comune, si perdevano dietro a meschine gare di campanile:

1157.   Non la siepe che l’orto v’impruna
     E il confin dell’Italia, o ringhiosi;
     Sono i monti il suo lembo; gli esosi
     Son le torme che vengon di là.

Anche è popolare la strofa successiva che contiene una nuova pittura della patria:

               Le fiumane dei vostri valloni
                    Si devian per correnti diverse;
                    Ma nel mar tutte quante riverse
                    Perdon nome, e si abbraccian tra lor.

E lo stesso concetto in diversa forma svolge in altra poesia:

1158.   Un popol diviso per sette destini,
     In sette spezzato da sette confini,
     Si fonde in un solo, più servo non è.

(All’armi! All’armi!).