Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
354 | Chi l’ha detto? | [1069-1072] |
esprimono un sentimento pur troppo assai comune, benché i moralisti tuonino contro la pervicacia nell’errore. Infatti Cicerone scrive:
1069. Cujusvis hominis est errare; nullius, nisi insipientis, in errore perseverare.1
sentenza imitata in un noto adagio scolastico che i più cercano inutilmente nella Bibbia:
1070. Errare humanum est, perseverare autem diabolicum.2
La prima parte deve trovarsi nelle Declamazioni di Seneca il retore (Anneo Seneca: non si sa il pronome, ed è il padre di Lucio Anneo Seneca il filosofo); ed è anche un emistichio dell’Antilucretius del Cardinale Melchior de Polignac, lib. V, r. 59. Invece Pope scriveva:
1071. To err, is human; to forgive, divine.3
Non è bene dunque di ostinarsi nell’errore e di rispondere burbanzosamente:
1072. Quod scripsi, scripsi.4
come Pilato rispose gì Sacerdoti che volevano fargli cambiare il cartello posto sulla croce di Cristo; e le parole medesime si usano assai sovente come perentorio rifiuto di mutare sillaba agli ordini dati, alle cose dette o scritte. A Baldassarre Cossa, che fu papa col nome di Giovanni XXIII, e che il Concilio di Costanza ob-