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342 | Chi l’ha detto? | [1041-1042] |
1041. Mi so el più gran tirano dopo Dio.
«Secondo la leggenda del palcoscenico, il Vedova fu il più ignorante uomo del mondo: e si vuole che un giorno (già da tempo era impensierito per la scelta della beneficiata) si recasse alla prova con un libro sotto al braccio, sclamando: L’ho trovada, l’ho trovada, un po’ lungheta, ma tagiaremo. Piena sicura! Era la Divina Commedia» (Rasi, I comici italiani, vol. II, pag. 625). Ugualmente si narra che Alessandro Lanari, notissimo impresario teatrale fiorentino, esclamasse un giorno: «Io sono, dopo Dio, il primo impresario»; e subito si correggesse preso dalla più legittima ammirazione, o indulgenza verso di sè: soggiungendo: «Posso, anzi, veramente dirmi il vero Dio degl’impresarii»; e non altrimenti, a quanto narra Giuseppe Caprin in Tempi andati (Trieste, 1891, pag. 226) il pittore triestino F. Malacrea, vissuto nella prima metà del secolo scorso, e valentissimo nei quadri di natura morta, mentre un giorno stava abbozzando delle frutta, avendogli un tale fatta osservazione intorno al colore di un grappolo di ribes, si volse e con la sua abituale freddezza rispose: «Sappia, e lo tenga bene a mente, che per fare i fiori viene prima Dio poi Malacrea, per le frutta prima Malacrea poi Dio».
Come sono lontane queste innocenti ambizioni da quella del potente re di Spagna, Carlo V, il quale, secondo che narra la leggenda, si vantava che
1042. Nei miei regni non tramonta mai il Sole.
Non si conoscono le origini di questa frase. Il Büchmann cita per una certa analogia un passo di Erodoto (Hist., lib. VII. cap. 8) che fa dire a Serse qualcosa di simile. Per la storia della frase, ricorderò che il Guarini nel prologo del Pastor fido, volgendosi a Caterina d’Austria, la chiama:
....Altera figlia
Di quel Monarca, a cui
Nè anco quando annotta, il Sol tramonta;
e Schiller nel Don Carlos (atto I. sc. 6), così fa parlare Filippo II:
Die Sonne geht in meinem Staat nicht unter.