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332 Chi l’ha detto? [1021-1023]


Francoforte, parodiava la frase famosa di Voltaire che citeremo più oltre: Si Dieu n’existait pas, il faudrait l’inventer, dicendo:

1021.   Si l’Autriche n’existait pas, il faudrait l’inventer.1

Ma egli stesso nel 1872, in un epilogo col quale chiudeva il suo volume Radhost, faceva ammenda del suo errore: «Devo confessare che al principio della mia carriera politica sono stato vittima di un deplorevole errore.... Il mio sbaglio è stato, lo confesserò francamente, quello di confidare nella saviezza e nella sincerità della nazione tedesca. La frase ch’io ho detto allora: Si l’Autriche etc., data da un momento in cui io riteneva fermamente che la giustìzia avrebbe regnato in questa confederazione di popoli liberi».

1022.   John Bull.2

è rimasto come designazione collettiva del popolo inglese dopo che John Arbuthnot (1667-1735), medico e scrittore, nel 1727 pubblicò una History of John Bull nella quale riunì cinque opuscoli satirico-politici pubblicati dal 1712 in avanti. Questo John Bull, è da notarsi, era un organista di corte, morto il 1628, il quale avrebbe composto nel 161 l’inno popolare, che comincia:

1023.   God save the king.3

Ma quest’attribuzione, sostenuta principalmente verso il 1822 da un altro musicista inglese, Richard Clarke (Account of the National Anthem) sembra destituita di ogni fondamento: ma nemmeno si possono contrapporre alla pretesa paternità del Bull altre attribuzioni meglio fondate, nè è tale, ad esempio, quella per Henry Carey che avrebbe cantato nel 1740 l’inno in questione come di sua propria composizione: quel che è certo è che parole e musica furono stampate per la prima volta soltanto nel Gentleman’s Magazine, fasc. dell’ottobre 1745. L’inno medesimo contende il


  1. 1021.   Se l’Austria non esistesse, bisognerebbe inventarla.
  2. 1022.   Giovanni Bull.
  3. 1023.   Dio salvi il re.