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[1002] Nazioni, città, paesi 323


che s’incontra nel telegramma spedito da Umberto I in risposta a quello di felicitazioni del Municipio di Roma per il 20 settembre 1886, XVI anniversario della breccia di Porta Pia: «Rendo con tutta Italia omaggio alla memoria di coloro, che con tanti sacrifizi cooperarono alla intangibile conquista, oggi affidata al nostro senno, al nostro patriottismo, alla fedeltà, ai principii, sui quali si fonda il risorgimento italiano.» Dello stesso Umberto I si ricorda che già in una lettera del 4 febbraio 1875 aveva chiamato Roma suggello infrangibile dell’unità italiana. Per la storia della frase ricorderò che il Carducci chiudeva il suo magnifico discorso per l’ VIII centenario dello Studio di Bologna, pronunciato nell’Archiginnasio il 12 giugno 1888 alla presenza dei Sovrani, con queste parole: «Voi, Sire, fedele assertore di otto secoli di storia italiana, Voi, interprete augusto e mantenitore sovrano del voto di tutto il popolo vostro. Voi, con parola che suona alta nel conspetto del mondo, o Re, lo diceste: Roma, conquista intangibile. Si, o Re, conquista intangibile del popolo italiano, per sè e per la libertà di tutti». E come episodio ameno, aggiungasi che nel 1895 un industriale di Milano, il signor Carlo Bartezaghi, mise in circolazione delle medagliette di bronzo con la lupa e il motto Roma intangibile. Alcuni imbroglioni pensarono di dar loro una patina antica e di gabellarle ai minchioni come medaglie coniate durante l’effimera Repubblica Romana del 1798. Il bello si fu che diversi musei archeologici ci cascarono e che dei numismatici le presero sul serio e ci scrissero e stamparono delle memorie, annunziandole una scoperta importante!

Del resto chi oggi penserebbe sul serio a contrastare Roma all’Italia? Lo stesso partito cattolico, pure facendo ampie riserve sulla questione di diritto, si è acconciato al fatto compiuto. Al consiglio Comunale di Roma, il consigliere on. Egilberto Martire, leader del nuovo Partito Popolare Italiano poi anche deputato di Roma, nella seduta del 21 febbraio 1919, discutendosi la proposta di festeggiamenti internazionali per commemorare il 20 settembre 1920 il cinquantenario della riunione di Roma all’Italia, pronunciò un discorso che suscitò grandi clamori, svariati commenti, e anche le proteste della parte clericale più intransigente. L’on. Martire si associava alla proposta, sollecitando l’amministrazione comunale ad apprestare la commemorazione dell’anno