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316 Chi l’ha detto? [980-983]


finse di non capire l’allusione politica e lasciò correre. Il ritornello, durante la guerra, in Italia fu stampato sulle cartoline illustrate:

          Deghe drento, deghe drento,
               Se sfadiga, ma se va;
               Vegnarà quel gran momento
               Che a Trieste se sarà.

E quel gran momento venne il 3 novembre del 1918; ma il povero Venezian che l’aveva vaticinato, già da 22 anni dormiva sotterra.

Lasciamo ora le tre Venezie, ma prima di entrare nella Italia centrale, incontriamo Rovigo, così a torto bistrattato nei versi:

980.    Qui tra l’Adige e il Po giace sepolto,
     Scheletro di città, Rovigo infame.

È il principio di un sonetto, troppo famoso, composto a vituperio di Rovigo da ignoto poetastro di Adria verso il 1726, episodio della lunga e asprissima contesa fra le due città per la sedia episcopale. Vedasi l’opuscolo del signor A. E. Baruffaldi, L’origine dei versi citati di sopra (Badia Polesine, 1898).

Parma era famosa presso gli antichi per le sue lane:

981.   Tondet et innumeros Gallica Parma greges.1

(Marziale, Epigr., lib. V, ep. 13, v. 8).

Reggio e Modena sono ricordate dall’Ariosto:

982.   Reggio giocondo e Modona feroce.

(Orlando Furioso, c. III, ott. 39).

e quest’ultima città è vituperata dal Tassoni (La Secchia Rapita, c. II, ott. 63) il quale, a cagione del lordume delle strade, la chiama:

983.   Città fetente.

Il Tassoni, benché modenese, era pochissimo tenero della sua città come lo prova il famoso sonetto caudato ch’egli compose in


  1. 981.   Parma, nella Gallia Cisalpina, tosa innumerevoli armenti.