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[979] | Nazioni, città, paesi | 315 |
le vie ad ogni dimostrazione politica e lanciata come una sfida sotto il naso dei poliziotti. Il ritornello completo è:
Lassè pur che i canti e i subii
E che i fazzi pur dispeti:
Nella patria de Rosseti
No se parla che italian!
Occorre appena ricordare che Domenico Rossetti, illustre giurista e storiografo triestino (1774-1842), è considerato il precursore e vessillifero del nazionalismo italiano a Trieste. La canzonetta del Piazza, che con la musica del Negri figura tra le edizioni Ricordi, è stata stampata più volte e anche nella recentissima antologia della poesia dialettale triestina, Trieste vernacola, compilata dal Piazza medesimo (Milano, Casa ed. Risorgimento, 1920), a pag. 53. È interessante anche ciò che in proposito racconta Alberto Manzi in un pregevole scritto La canzone della italianità in Austria (ne La Lettura, maggio 1915, pag. 415): «La canzone divenne l’Inno degli italiani: e ogni città dell’Istria e della Dalmazia l’adattò e l’adottò contro il nemico comune. Il nome di «Rossetti». che la rende locale, vien facilmente sostituito: a Gorizia con Favetti. a Fiume con Peretti, ecc. Quando non c’è un nome prosodiacamente sostituibile, si modificano gli ultimi versi, come a Zara:
. . . . . . . . . . . .
che i fazzi pur la spia:
Ne la patria de Paravia
No se parla che italian!»
Dalla ricordata raccolta del Piazza (pag. 56) tolgo questi altri due versi, che i recenti avvenimenti resero anche più popolari:
979.
Vegnarà quel gran momento
Che a Trieste se sarà.
Sono essi pure nel ritornello di una canzonetta vernacola, L’arrivo del Vapor, di Felice di Giuseppe Venezian (cugino ed omonimo di quel Felice che fu capo e guida del partito nazionale triestino), il quale firmava col trasparente pseudonimo Un Venezian triestin. Il senso nascosto dei due versi era palese a tutti.... tranne alla polizia austriaca, che non ostante i suoi occhi d’Argo, non capì o