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[977] Nazioni, città, paesi 313


Entriamo nella Venezia Giulia (nome suggerito dall’illustre filologo Graziadio Ascoli, di Gorizia, in un articolo Le Venezie, pubblicato, senza firma, ne l’Alleanza di Milano, del 23 agosto 1863, e nel Museo di Famiglia, pure di Milano, stessa data) e salutiamo la nobilissima città oggi ricongiunta alle sorelle italiane, Trieste, la

977.   Fedele di Roma.

È noto che in tempi più oscuri per l’Italia l’imperatore d’Austria Francesco I aveva conferito a Trieste, con suo motuproprio del 7 agosto 1818, il titolo di Città fedelissima e un nuovo stemma con l’alabarda triestina sormontata dal capo dell’impero. Ma col risvegliarsi del sentimento nazionale quel titolo pesava sui Triestini che fecero di tutto per smentirlo. In un indirizzo al dittatore Garibaldi, del luglio 1860, le donne triestine scrivevano: «Il dispotismo austriaco.... dopo averla asservita (Trieste) in onta ai più solenni patti, adoperò per anni ed anni ogni arte e prepotenza a spegnerne le naturali aspirazioni di civile e morale progresso ed a rapirle costumi e linguaggio; non ne volle risparmiato l’onore e la chiamò fedelissima!» (Il Diritto d’Italia su Trieste e l’Istria, documenti, Torino. 1915. pag. 314). E in quell’anno medesimo Cavour, scrivendo a Valerio, Regio Commissario straordinario nelle Marche: «È utilissimo il mantenere buone ed attive corrispondenze con Trieste che, da quanto mi si dice, si fa meno fedelissima e più Italiana» (C. Cavour, Lettere edite ed inedite, racc. ed illustr. da L. Chiala, voi. IV, Torino, 1885, pag. 79).

Di questa insofferenza di Trieste si faceva interprete molti anni dopo il poeta della Terza Italia, Giosuè Carducci, il quale nell’Ode A Victor Hugo (xxvii febbr. mdccclxxxi) strofa 9, diceva:

Poeta, su ’l tuo capo sospeso ho il tricolore
     Che da le spiagge d’Istria da l’acque di Salvore
     La fedele di Roma, Trieste, mi mandò.

Quest’ode «letta - com’è detto in una nota preposta alla stampa - in un banchetto che alcuni ammiratori della grande arte e amici della Francia tennero in Bologna per festeggiare l’ottantesimo (leggi 79°: Hugo era nato il 26 febbraio 1802) anniversario del poeta», uscì subito in un opuscoletto edito dallo Zanichelli, poi fu riprodotta nelle Rime nuove e finalmente nelle Poesie, edizione