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[968] Nazioni, città, paesi 307


sono così chiamati per una tradizione che si vuol far risalire al Tassoni, il quale nella Secchia Rapita (c. V, ott. 63) dice dei cremonesi guidati da Buoso Dovara:

          Con quattro mila suoi mangia-fagiuoli
          Stava Bosio Duara alla campagna.

Certamente il Tassoni o altri per lui, fece un giuoco di parole tra mangia-fagiuoli (magna-fasoeu in dialetto) e l’appellativo di Magna Phaselus, che da tutti gli antichi storici è concordemente dato alla città di Cremona per la sua configurazione ovale, rassomigliante ad una gran barca, di cui il famoso Torrazzo sarebbe l’albero maestro, il Castello la poppa, Porta Mora la prua, le mura i fianchi (A. Mandelli nella Rivista delle Tradizioni Popolari Italiane, Anno II, 1895, p. 257).

Avanziamo verso levante; sorvoliamo su

968.   Brescia la forte, Brescia la ferrea,
     Brescia leonessa d’Italia
     beverata nel sangue nemico.

(Carducci, Alla Vittoria, tra le rovine del tempio
di Vespasiano in Brescia
. Nelle prime Odi barbare).

versi anche più noti per l’episodio che a proposito di essi narra il Carducci medesimo nell’Eterno femminino regale (nelle Confessioni e battaglie; Opere, vol. IV, pag. 340); ma nei quali egli non fece che ripetere la frase dell’Aleardi (poeta che pure non era nelle simpatie del Carducci):

               ....dietro a la pendice
     D’un de’ tuoi monti fertili di spade,
     Niobe guerriera de le mie contrade,
     Leonessa d’Italia,
     Brescia grande e infelice.

(Canti patrii. - Le tre fanciulle, str. 1).

Ritorniamo ora sul lago di Garda e dalla punta settentrionale di esso, da Riva, la perla del Garda (come cantò Giovanni Prati risalendo verso Rovereto e insinuandoci nella valle Lagarina che si stende a monte della Chiusa Veronese verso Trento, vicino a