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288 Chi l’ha detto? [907-911]


Di due commosse frasi sui nostri poveri morti siamo debitori a Giovanni Prati che li chiamò nel Viaggio notturno:

907.              .... I defunti, che pietosi e cari
Vengon ne’ sogni a favellar con noi
          D’un’armonia migliore.

e alla povera orfanella della gentile poesia Tutto ritorna, avvertiva:

908.                                 .... Tu non sai
Che i morti al mondo non ritornan mai!

E la fanciulla che da quattro anni sta sulla porta ad aspettar che torni la madre defunta, risponde a chi tenta disilluderla:

909.    Tornano al vaso i fiorellini miei,
Tornan le stelle.... tornerà anche lei!

Per coloro che più non hanno tanta ingenuità ma trovano ancora qualche conforto nella fiducia in un al di là, sarà più grato di ripetere con l’abate Giacomo Zanella:

910.                                  .... Il nulla
A più veggenti savj:
Io nella tomba troverò la culla.

(La veglia, str. 18).

Sono invece di Teobaldo Ciconi, poeta drammatico friulano, questi altri due versi non meno noti:

911.   Con vent’anni nel core
Pare un sogno la morte, eppur si muore.

che sono i due versi finali nella 4a e nell’ultima strofa di un’ode composta e stampata nel 1853 in morte della contessina Vittoria Florio. Fu ristampata l’anno stesso nel volume delle Poesie, del Ciconi (Venezia, Naratovich, 1853), a pag. 33.

Qualcosa giova togliere anche ai nostri migliori poeti dialettali, come a Tommaso Grossi che nella dolcissima poesia in morte di Carlo Porta si domandava: