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[858-859] | Miserie della vita, condizioni dell’umanità | 275 |
Questa è la vera
858. Struggle for life.1
per usare la frase ormai accettata universalmente a indicare uno dei canoni della teoria darviniana dell’origine della specie. La frase si trova già nel titolo dell’opera fondamentale di Carlo Darwin: On the origin of species by means of natural selection or the preservation of favoured races in the struggle for life, pubblicata nel 1859; ed è forse ispirata dalla frase analoga Struggle for existence che è usata nel non meno celebre Essay on the principles of population del Malthus (1798).
Un altro verso, commovente ed umano, è quello che Virgilio fa dire ad Enea, mentre vede nel tempio di Cartagine dipinti i casi di Troia:
859. Sunt lacrimæ rerum, et mentem mortalia tangunt2
che col primo emistichio - usato, come spesso accade, poco a proposito, perchè staccato dal resto del verso - ha dato il titolo a un bel quadro del pittore Attanasio.
Ho detto del primo emistichio, che è usato assai spesso fuor di proposito, poichè, infatti, esso significa realmente il pianto che noi facciamo sulle cose umane e non quello che le cose umane fanno. «Or proverebbe non poca meraviglia il poeta se rivivendo sentisse a quale impensata significazione sian tratte da’ suoi nepoti quelle così semplici parole sunt lacrimæ rerum: è il tedio infinito che in certi momenti pare emani dalle cose, quasi il dolore secreto dalle cose create dominate da un fato cieco, il misterioso perchè dell’essere e del morire, la simpatia della natura e degli oggetti, che piangono al pianto dell’uomo e ne sentono la sconsolata tristezza.» Così il prof. Attilio de Marchi in una noterella filologica intitolata appunto Sunt lacrimæ rerum e che si leggerà