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[836] | Mestieri e professioni diverse | 269 |
Corrado Ricci così ne scriveva allo stesso Brentari: « A Bologna certo fu chiamato per la prima volta “arrotino impazzito” il velocipedista. Ricordo benissimo d’aver sentito quella (dirò così) “definizione” a San Lazzaro di Savena all’apparire d’uno dei primi pedalatori con bicicletta gommata. E là era attribuita a un prete (Don Raffaele Mazzoni), arrotato e rovesciato dal trionfante istromento, e rialzatosi polveroso e imponente: “Boia d’un agòz” (arrotino) “dovintè matt?” Non so di più, e nemmeno so se ciò che mi si disse allora risponde al vero » (Vedi la Rivista Mensile del Touring Club Italiano, giugno 1902, pag. 188). E per conto mio non credo che risponda. Credo invece che la paternità della fortunatissima frase debba farsi risalire all’illustre alienista lombardo Andrea Verga, senatore, che avrebbe detto qualcosa di simile in una delle poche poesie vernacole da lui composte, un sonetto intitolato La Bicicletta, che comparve per la prima volta nella Cronaca Trevigliese (il Verga era di Treviglio), num. 784, del 9 settembre 1893, e fu poi riprodotto da altri giornali. Lo riproduco io pure come curiosità, tanto più che non è facile di ritrovarlo.
LA BICICLETTA
SONETTO
Che gust mo’ caven da la bicicletta
Sti giovinotti per fa tant burdell?
Con che sugh dì e nott fann la staffetta
Sonand allegrament el campanell?
Spanteghen per i strad una sommetta
Per sentinn d’ogni sort da quest e quell,
Süden, slisen sul cu pagn e bolletta
E di voeult riscien de lassagh la pell.
E che figura infin! Dal mezz in giò
Col sgambettà paren molletta in truscia....
Molletta, sì, vorressev di de no?
Dal mezz in su paren gobitt dannaa
Che tacchen lid, oppur gent che se scruscia
Per fa comodamene quell che va faa.
Aprile 1893.