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[799-801] Libertà, servitù 257

remus in necessariis unitatem, in non necessariis libertatem, in utrisque charitatem, optimo certe loco essent res nostræ; e in forma non molto dissimile in altro opuscolo polemico di un dottor Gregorio Francke (che si vuole sia la stessa persona del Meldenius) intitolato: Consideratio theol. de gradibus necessitatis dogmatum Christianorum (Francof., 1628). Ma fu proprio il Meldenius o il Francke il primo a dirlo? Non ne sono sicuro: come non sono sicuro che veramente Madama Jeanne Roland de la Platière (nata Phlipon), condotta al patibolo dai rivoluzionari del Terrore (1793), salutasse la statua colossale della Libertà, ai cui piedi si levava la ghigliottina, esclamando:

799.   Oh Liberté, que de crimes on commet en ton nom!1

Un’altra versione le attribuisce invece questa frase meno solenne: Liberté! comme on t’a jouée!

Ma si suol dire che la libertà sia come la lancia di Achille, che sanava le sue stesse ferite; quindi, nonostante gli eccessi ai quali può dare origine, essa è sempre tesoro inestimabile per gli individui come per i popoli. Fortunati gl’Inglesi che sanno goderne con tanta savia larghezza, e possono giustamente dire di sè:

800.   Britons never shall be slaves.2

ch’è il secondo verso del ritornello del celebre inno nazionale inglese composto da James Thomson: Rule Britannia! per l’atto II, sc. 5 dell’Alfred, come avremo occasione di dire più avanti. È veramente l’Inghilterra il paese classico della libertà, anche più della Francia, non ostante le grandi e altisonanti parole

801.   Liberté, Égalité, Fraternité.3

Nel 1848, il primo proclama che il Governo Provvisorio francese indirizzò al popolo (24 febbraio) terminava con queste parole: «La Liberté, l’Égalité et la Fraternité pour principes, le Peuple


  1. 799.   O Libertà, quanti delitti si commettono in tuo nome!
  2. 800.   I Britanni mai saranno schiavi.
  3. 801.   Libertà, uguaglianza, fratellanza.

          

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