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[759-760] Intelligenza, genio, spirito, immaginazione 245


naturale in chi sente d’essere nato a far cose, per le quali la sorpresa dividesi tra il prodigio dell’arte e quello della natura. Se egli sia mai stato in Bologna è un punto su cui non ho dati, che bastino ad asserirlo od a negarlo, essendo facile che vi si portasse senza che siasene tenuta memoria fatto alcun caso. Nè fuori è della linea dei possibili che uno fosse pur egli della compagnia della Gambara, di cui era famigliare un suo zio materno, allorché questa illustre Poetessa vi si portò per ossequiare Leon decimo Pontefice sommo.... Ma se Antonio se ne andasse in Bologna in quell’epoca o dipoi, niuna memoria ci resta, e si ha solo per cosa niente dubbia che allora non avrebbe potuto pascere la vista nel quadro dell’Urbinate, perchè non v’era, e alquanti anni tardò.» Infatti la mirabile tavola della Santa Cecilia passò nell’oratorio della Santa nella chiesa di S. Giovanni in Monte di Bologna solo nel 1517.

Julius Meyer nella sua lodata opera Correggio (Leipzig, 1871) a pag. 23 ripete, traducendo o quasi dal Pungileoni, le stesse considerazioni; ma neppur egli dice dove il P. Sebastiano Resta abbia fatto questo racconto. Forse in una delle sue molte lettere artistiche sul Correggio, ma certamente in nessuna di quelle pubblicate nel III volume dell’opera del Pungileoni, né nella Raccolta di lettere pittoriche del Bottari. È inutile dire che il Vasari nella Vita dell’Allegri non fa parola di questo.

Anche gli artisti, anzi essi più di altri, hanno i loro momenti di sconforto, nei quali dubitano di tutto, anche di sè medesimi.

759.   Sono un poeta o sono un imbecille?

è la ingenua domanda di Lorenzo Stecchetti, cioè Olindo Guerrini, in un sonetto (VII) dei Postuma. Forse lo ispirava lo spirito del dubbio, quel Mefistofele che nella canzone detta del fischio nel dramma lirico che da lui trae nome, parole e musica di Arrigo Boito (a. II), canta:

760.              Son lo spirito che nega
               Sempre, tutto.

A questi versi corrisponde nell’originale tedesco del Goethe il v. 984 della Prima Parte, sc. 3:
          Ich bin der Geist stets verneint!