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[738-741] Intelligenza, genio, spirito, immaginazione 239


All’incontro, al genio tutti s’inchinano:

738.   On ne chicane pas le génie. 1

vuolsi abbia detto Victor Hugo, forse parlando di sè medesimo di cui così altamente sentiva. Tuttavia anche il genio ha le sue debolezze, e spesso occorrerà di ripensare la sentenza di Seneca:

739.   Nullum magnum ingenium sine mixtura dementiæ fuit. 2

(De tranquill. animi, c. XV. § 61 ).
Seneca però si riferisce per questa sua opinione ad Aristotile (vedi infatti nei Problemata, cap. XXX, 1) - Il miglior commento a siffatta sentenza è la classica opera di Cesare Lombroso: «Genio e follia» di cui la prima ediz. è del 1864 e che fu poi rifusa nella 5a ediz. del 1888 e nelle successive col titolo: «L’uomo di genio in rapporto alla psichiatria, alla storia ed alla estetica»: in essa si vogliono dimostrare gli stretti rapporti fra il genio e la follia.

Il genio permette agli avventurati nei quali splende questa divina favilla, di giungere a prodigiosi resultati con lieve fatica, ed è appunto per questi predestinati che il Vangelo ha detto:

740.   Spiritus, ubi vult, spirat. 3

(Vang. di San Giovanni, cap. iii, v. 8 ).

cioè la mente divina si manifesta a chi vuole, anche a chi meno ne è degno; altri suppliscono all’acume col lavoro, e di costoro suolsi dire che

741.   Hanno il cervello nella schiena.

Questa frase, ormai entrata nel dominio della lingua parlata, fu usata da prima da Trajano Boccalini in un suo giudizio sull’erudito Giusto Lipsio «i cui scritti, egli nota, si vedevano laboriosi e mirabili per una varia e molteplice lettura; cosa così comune a tutti gli scrittori oltramontani, che sono stimati avere il cervello nella schiena, come agli Italiani, che l’hanno nel capo, è comune il sempre


  1. 738.   Dinanzi al genio non si cavilla.
  2. 739.   Non vi fu alcun grande ingegno senza un poco di pazzia.
  3. 740.   Lo spirito spira dove vuole.