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230 | Chi l’ha detto? | [715-719] |
tardi il Temporeggiatore, volto agli anziani della città, «sinu ex toga facto, hic, inquit, vobis bellum et pacem portamus; utrum placet, sumite», e poichè quelli risposero che lasciavano a lui la scelta, scosse la toga, e replicò che dava loro la guerra. Di quest’episodio si vale il Tasso nella Gerusalemme liberata, quando fa venire Argante insieme ad Alete, ambasciatori del re d’Egitto, innanzi a Goffredo. Dapprima Argante esclama con insolenza:
715. Chi la pace non vuol, la guerra s’abbia.
716. E guerra e pace in questo sen t’apporto: Tua sia l’elezione....
Ambasciatore più umano sembra Lisandro quando all’alzarsi della tela pel primo atto dell’Aristodemo, tragedia del Monti, dice a Palamede:
717. Sì, Palamede; alla regal Messene
Di pace apportator Sparta m’invia.
Sparta di guerra è stanca....
718. I’vo gridando: pace, pace, pace.
E se non è forte nei vecchi classici della patria letteratura, andrà piuttosto declamando l’apostrofe di Guido da Polenta a Paolo e Lanciotto:
719. .... Ah, pace,
O esacerbati spiriti fraterni!